Sono stata al Festival di Sanremo 2022.

Quest’anno ho seguito il Festival di Sanremo in sala al Teatro Ariston. Da circa 20 anni mi piace e lo seguo e, anche se non ne ho mai fatto una malattia, vederlo dal vivo era un mio desiderio. Qualcosa che non pensavo avrei mai fatto: per i costi, la distanza, il tempo, nonché la fatica… invece, alla fine, come per tutte le cose, è semplicemente bastato farla.

Quando ho saputo della riconferma di Amadeus e, ancor più, quando a metà dicembre ho visto i nomi in gara, l’ho saputo subito: era il “mio” Sanremo.

Amadeus ha rappresentato per il Festival di Sanremo la svolta. Non ho le competenze tecniche per stabilire la qualità musicale dei brani; ammetto di seguire il tutto con un sano, e un po’ ignorante, spirito nazionalpopolare. Ma non di tutto bisogna essere esperti e, come ha detto ieri Sabrina Ferilli, che ha dimostrato una grande presenza, “bisogna parlare di quello che si sa”. Quindi non vi parlerò della musica, ma della mia esperienza.

L’atmosfera in sala è stupenda, ancor più quest’anno dopo un 2021 in zona rossa, con il teatro vuoto, con tutti i teatri e cinema vuoti per lunghi mesi. Un’emozione indescrivibile, che raramente ad un evento ho provato.

Superospiti e partner femminili azzeccatissimi: un Cremonini unico, con una scenografia magica. Un Saviano, che ammetto di non amare particolarmente, con un chiaro, diretto e toccante monologo sulle stragi di Capaci e di Via d’Amelio, ricordi di me bambina, che all’epoca non sapevo capire. Una Drusilla Foer, colta e arguta, che ha dimostrato di essere forse la protagonista più in gamba delle 5 serate, con un monologo sul cercare sé stessi, trovarsi, ascoltarsi per essere ciò che davvero siamo, senza buonismo stucchevole. Una Maria Chiara Giannetta che parla di disabilità, ricordandoci ancora una volta che ascoltare e ascoltarsi è l’unico dovere che abbiamo. Una Ferilli che è stata, come sempre, sé stessa, con un “non-monologo” dove ha parlato di tutto senza fare la morale a nessuno.

In sala il Festival è qualcosa che non si può spiegare. Da casa stufa sempre un po’ e di solito non arrivavo mai a fine puntata, complice la non brillante regia televisiva, le cui scelte non condivido in toto. Invece qui, la gioia e l’entusiasmo di esserci hanno prevalso su ogni fatica. Non mi sarei mai aspettata un pubblico così giovane, che si alza a ballare e cantare con un entusiasmo coinvolgente.

Il fascino di vedere l’opera del direttore della fotografia con luci e colori scelti accuratamente per ogni esibizione; le animazioni digitali su una scenografia spettacolare del maestro Castelli; le tante attrezzature televisive che ho osservato con entusiasmo; l’acustica sempre impeccabile; tutti elementi che da casa non si possono vivere e che, da buona videomaker e fotografa, non potevano non entusiasmarmi.

Nei giorni del festival ho abitato a Sanremo, in un appartamento in affitto. Avrei potuto non farlo, ma ho operato questa scelta, per comodità e per vivere la città. Animata in modo così diverso dal periodo estivo, soprattutto il giorno della finale, complice una magnifica giornata primaverile, da tantissime persone e personaggi colorati. Ho camminato, tanto, tantissimo, esplorato vie meno note e meno centrali o semplicemente che non conoscevo, mossa dalla mia solita sete di curiosità.

In questi giorni ho scoperto di avere tanti amici e conoscenti appassionati del Festival, con cui ho condiviso commenti e che mi hanno tenuto compagnia – grazie!

Sì, questo mio Sanremo è stata la scelta giusta. Il più bello degli ultimi (quanti: 20, 30?) anni. Il Sanremo dei record, che resterà irripetibile per (quanti: altri 10, 20) anni?. Il Sanremo che non vuole pensare al Covid e che sopravvive alle restrizioni. Il Sanremo di tanta gente semplicemente felice di esserci, in sala o da casa.

Sì, questo Sanremo era proprio IL MIO.

Totalmente innamorata di ogni singolo momento.

NUDO CON I BRIVIDI / A VOLTE NON SO ESPRIMERMI / E TI VORREI AMARE, MA SBAGLIO SEMPRE / E TI VORREI RUBARE UN CIELO DI PERLE